A pochi passi dalla torre dell’Elefante a Cagliari, il Centro di sperimentazione grafica “Poliart Studio“ ha dedicato una mostra a un’artista insolito e creativo, instancabile sperimentatore di tecniche e mezzi espressivi sempre nuovi. Luigi Musa, protagonista di Episodi, ha voluto offrire al pubblico cagliaritano alcune opere significative della sua lunga ricerca iniziata nel 1979 a Milano, dove si è diplomato all’Accademia di Brera e ha vissuto per più di un ventennio. Cinquant’anni ben portati e una sete di novità che si è trasformata in un frenetico itinerario geografico: New York, Strasburgo, Argentina e Londra sono le località in cui è volato è volato per brevi periodi alla ricerca spasmodica di nuovi orizzonti. Soltanto da pochi anni ha abbandonato l’atelier milanese, crocevia di artisti conosciuti in tutto il mondo, per stabilirsi definitivamente a Tempio dove prosegue una ricerca che nel tempo ha conservato delle costanti, un continuum non solo contenutistico. Profondamente legato alle radici della sua terra, Luigi Musa ha assimilato fuori dall’isola dati formativi che appartengono a un diverso teatro di attività. Per questo la sua produzione è sempre sospesa tra simbolo, tradizione etnica e i linguaggi più azzardati della ricerca artistica contemporanea. Senza perdere mai di vista le ragioni sto-rico-esistenziali del suo mondo, perciò, ama sperimentare nuove tecniche (ceramica, pittura, scultura), mentre le composizioni tendono sempre più a una trasfigurazione formale, a un’interazione dialogica tra dimensione spaziale e segnica. L’esito è una raffinata astrazione ottenuta anche con materiali d’uso quotidiano che, nella combinazione di poche forme base come i cerchi, risolvono la contrapposizione tra ordine e caos, logica r e istinto. Allo stesso modo si compiono le tele di grande formato in cui immagini vaghe sono delineate da ampie velature di colore che animano un fantastico scenario di trasparenze sopite.
Con l’utilizzo di materiali particolari come creta, stoffa e filo, bottiglie di vetro e tappi -simboli che connotano e personalizzano la sua produzione- Musa riesce a sprigionare inattese esplosioni creative. Come i piccoli frammenti di terracotta delicati e raffinati, o i tappi di bottiglia appesi come emblemi di un vissuto quotidiano nel supporto bianco del quadro. Dissemina fili su pezzi di stoffa colorata e crea con i filamenti messi insieme in modo apparentemente casuale un’ambiguità di visione come succede nelle grandi formelle circolari e nelle minuscole monete in cui le facce si convertono e scompongono in cifre investibili di significati multipli. Sono oggetti che precisano sempre la loro materia, secondo una sapiente commisura fra mestiere artigianale e quid artistico.
Maria Dolores Plcciau
All text & images © Gigi Musa – web master Mario La Fortezza
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